venerdì 20 novembre 2015

La Bolkenstein è una bagnante

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La Bolkenstein è una bagnante 

In Parlamento si discute la Legge di Stabilità (ex Finanziaria) per il 2016. Alcuni emendamenti ad hoc riguardano la gestione dei litoranei balneari.
Sono in gioco i rapporti tra il demanio (lo Stato italiano) e 30mila imprese concessionarie.
Baipassando la direttiva europea Bolkenstein, un nutrito gruppo pluripartitico vuole privatizzare (“sdemanializzare”) una parte di lidi e spiagge.
Un caso emblematico di europeismo all'italiana e di politica ambientale, tra interessi privati, beni pubblici primari e... strane critiche.
Voto di scambio
Non è quello d'”abuso”, in cui un membro della “casta” ottiene il voto in cambio di una somma di danaro, un appalto truccato, un'assunzione o una consulenza, o, peggio, favorendo la mafia. No. Si tratta del vecchio e sperimentato “uso” della legge, da parte di un gruppo di deputati o senatori, per assicurarsi consenso elettorale da una “base sociale” favorita e protetta allo scopo, in tal modo “democraticamente” rappresentata.
L'occasione è data dall'annosa e controversa questione delle concessioni demaniali alle imprese balneari, disseminate su un litoraneo di circa 8mila chilometri. «(...) il nostro Paese nel periodo estivo ha uno stabilimento ogni meno di 350 metri di costa utile alla balneazione. Si calcola che complessivamente gli stabilimenti balneari occupino non meno di 900 km di costa, ovvero quasi un quarto della costa idonea complessiva.»1
Quasi tutti noi abbiamo fatto l'esperienza di dover pagare salato il noleggio di un ombrellone e di un lettino, anche se avremmo voluto godere di una spiaggia libera, cercandola invano o trovandola alla foce di un rivolo di scarico... Constatare, poi, che l'erario incassa qualche misero milione (in tutto, nel 2014, 101 milioni di euro!) da chilometri e chilometri di lidi, con la pressione fiscale a cui siamo sottoposti, può anche dare ai nervi...
Sicché Prodi a suo tempo (a fine 2006 per il 2007), spinto da ragioni di cassa e fors'anche da propositi ambientalistici e di equità fiscale, tentò di mettere ordine e di aggiornare queste concessioni, rivedendone i canoni d'affitto, che, di proroga in proroga, erano restati bassissimi, soprattutto se confrontati con gli introiti annuali dei “bagnini”.
Inoltre, si trattava di dare attuazione alla direttiva europea Bolkenstein del 2006 (piuttosto penalizzante per i diritti del lavoro) che imponeva di mettere a gara le concessioni per periodi ridotti e senza diritto di prelazione per il concessionario uscente. Un principio, diciamo, di “libero mercato” che, non rispettato dall'Italia, diede luogo ad una procedura d'infrazione (2008), “chiusa” quando Roma promise (2012) di accettare il sistema delle aste rimandando però il tutto ad una riforma mai fatta.
In realtà la faccenda era ed è resa complicata dal solito pregresso da “sanare”: nel corso dei decenni su quei litorali concessi furono costruite strutture commerciali, bar, ristoranti, piscine, discoteche e quant'altro (di cemento). Il che, al via della “liberalizzazione”, diede origine ad una marea di cause, ad intasare i nostri già intasati tribunali e a lasciare all'asciutto le casse statali. Come venirne a capo?
Europeisti balneari e non solo
Da il Fatto Quotidiano2 apprendiamo che, in commissione Bilancio del Senato, Forza Italia, PD e NCD si stanno accordando sulla solita sanatoria, spingendosi oltre. Manuela Granaiola (PD) con un emendamento che: «sospende i provvedimenti di revoca delle concessioni e riapre quelli del condono ad libitum; cancella la rivalutazione in base al mercato immobiliare di zona; e, per il futuro, lo stesso canone, in favore di un pagamento una tantum tra i 2 e 4 mila euro.» Maurizio Gasparri (FI), da par suo, propone di scorporare le “aree di pertinenza” (commerciali) dal demanio svendendole poi a chi già ha costruito e le usa. Ecco chiarita l'astrusa espressione “sdemanializzare”.
I “ritocchi” del Senato passeranno alla Camera?
Intanto, pongo alcune domande retoriche: chi sarà in pole position per aggiudicarsi le concessioni? Che senso assumerà l'esclusione del diritto di prelazione per il concessionario uscente? Quale vantaggio ne trarranno le casse pubbliche? E l'abuso cementizio?
Tre giorni dopo pure la Repubblica3 trova qualcosa da ridire, segnalando anch'essa la protesta dei Verdi. Ma, oltre a tacere “stranamente” sulla posizione assunta dal PD, scrive che «Convinti della strategicità [ndr dei “bagnini”] molti parlamentari sposano la causa balneare.» Trascurando nel frattempo, ahinoi, di tirar fuori dai guai le banche private oberate da miliardi di crediti inesigibili, magari con una bella bad bank a carico dello Stato, come fanno tutti in Europa «senza indignazione dei parlamentari».
Mentre la Bolkenstein, quando fa comodo, rimane una perfetta sconosciuta (una procace bagnante olandese?), ai premurosi europeisti balneari non poteva certo mancare un solerte rimprovero “strategico”, in nome dei banchieri, europeisti, ça va sans dire.
Se non è la sabbia sono i soldi, sempre degli altri e pubblici.
1 Dossier WWF Italia,Sabbia. L'oro di tutti a vantaggio di pochi”, agosto 2010.
2 Carlo di Foggia, “Spiagge, ci riprovano: condono o svendita”, il Fatto Quotidiano, 13 novembre 2015.
3 Fabio Bogo, “La legge di stabilità e il mare d'inverno”, la Repubblica Affari & Finanza, 16 novembre 2015.

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