martedì 3 novembre 2015

L'elicottero di Milton

Helicopter Drop  Lanciare banconote dall'elicottero.
Correva l'anno 2002
«(...), durante una conferenza organizzata per celebrare il novantesimo compleanno di Friedman, Ben Benanke, che al tempo era governatore della Federal Reserve, concluse la sua analisi retrospettiva del libro La storia monetaria degli Stati Uniti con queste parole: “Vorrei dire a Milton e Ana: sulla Grande depressione, avete ragione. La responsabilità è nostra. Siamo profondamente dispiaciuti. Ma grazie a voi, non accadrà più.”»
John Cassidy, Come crollano i mercati, Einaudi, 2011 (2009), pag. 88.

L'elicotterodi Milton

[Clicca sul titolo se vuoi scaricare l'articolo in formato PDF]
Incombe la deflazione, le inondazioni di liquidità monetaria non arrivano al “cavallo” che non beve e non corre... Toccasana estremo: l'elicottero di Milton Friedman, evangelista del monetarismo ed ispiratore negli anni ottanta di Thatcher e Reagan, quando furono poste le premesse della crisi attuale.
Sul tema sono comparsi tre articoli sul “Corriere della Sera” di lunedì 26 ottobre 2015.
Dalla prima pagina Lucrezia Reichlin invoca «Un'iniziativa dei governi per stimolare la ripresa», paventando, in caso di insuccesso, «una crisi di legittimità democratica, con istituzioni guidate da manager non eletti protagoniste loro malgrado della politica economica». Loro malgrado?
Se non sono manager son tecnici. Il presidente Napolitano catapultò il podestà straniero (da Varese, via Bruxelles) a capo di un governo di tecnici che fece sfracelli e se ne andò dopo aver dato pessima prova di sé. Ora si scopre, dalle stesse colonne da cui Monti si autopropose, che una simile soluzione equivarrebbe ad “una crisi di legittimità democratica”! Infatti, i manager al governo sono come i generali al governo. Gli uni vi giungono con un colpo di Stato militare, gli altri sono “uomini della Provvidenza” nominati, in casi di emergenza economica, da uomini delle istituzioni in sintonia con le oligarchie finanziarie.
Quanto al quadro emergenziale, Reichlin focalizza tre punti:
  1. «Alto indebitamento, inflazione vicina allo zero e investimenti anemici sono un cocktail preoccupante.»
  2. «Nonostante la retorica che esclude le svalutazioni competitive, la discussione sui tassi di cambio è divenuta sempre più esplicita tra i banchieri centrali. (…) In un mondo con circolazione libera dei capitali e tassi di cambio flessibili nessuna banca nazionale può agire in modo indipendente.» (L'eufemismo della “discussione esplicita” cela una furente guerra valutaria e commerciale, in cui ciascuno svaluta per favorire le proprie esportazioni.)
  3. Eurozona. «Se Draghi dovesse essere costretto a continuare acquisti massicci di titoli di Stato diventerebbe inevitabile cambiare le proporzioni nazionali degli acquisti che ora dipendono del Prodotto interno lordo del Paese e non dall'ammontare del debito pubblico.» Ovvero «la Bce sarà costretta ad acquistare in percentuale maggiore titoli di Stato di quei Paesi dove il mercato del debito pubblico è più grande, in particolare l'Italia.» Ciò porterebbe a delle divisioni. (Leggi: Angela non sarebbe affatto d'accordo!)
Poiché il Quantitative easing di Mario Draghi non sta risolvendo alcun problema, avremo, secondo la Reichlin, una escalation delle azioni straordinarie delle banche centrali, a cui deve corrispondere da subito un'azione decisa dei governi. Quale?
Sulla stessa preoccupata falsariga scrivono, nell'inserto di Economia, Danilo Taino e Marcello Minenna. Quest'ultimo registra il mancato passaggio della liquidità emessa dalla Bce alla cosiddetta “economia reale”, sicché il “cavallo” non beve. Le banche fanno da tappo, perché paralizzate dalla marea di crediti inesigibili (in Italia per circa 350 miliardi), dovendo rispettare i vincoli di solidità patrimoniale imposti, a livello internazionale, dalle nuove regole stabilite dopo il crack del 2008. Conclude: «Per far ripartire la domanda aggregata i soldi devono arrivare a consumi e investimenti.» Come? Magari bypassando le banche e lanciando “banconote dagli elicotteri”. Conclusione a cui arriva anche Taino, ma riferendosi direttamente a Milton Friedman, l'evangelista del monetarismo: «È il cosiddetto Helicopter Drop, denaro gettato sull'economia. Non siamo a quel punto, così come non siamo in deflazione. È bene però sapere che una soluzione monetarista estrema potrebbe esserci.»

Ma non fu il monetarismo a gettarci nella situazione in cui, nostro malgrado, siamo?

Nessun commento:

Posta un commento