sabato 17 giugno 2023

Ucraina. I tempi della guerra prolungata

Ucraina

I TEMPI DELLA GUERRA PROLUNGATA

Il tritacarne ucraino deve continuare.

Gli Stati Uniti hanno impedito ogni soluzione negoziale, spingendo il governo di Kiev a cercare una vittoria sul campo che, non potendo essere ottenuta, prolungherà ed incancrenirà la guerra. Con tutte le sue pesanti conseguenze.

Attorno a questa scelta, al recente vertice di Hiroshima hanno ottenuto l'appoggio del G7,1 mentre è rimandata l'apertura di un secondo fronte contro la Cina su Taiwan, per evitare la “simultaneità” tanto invisa al Pentagono.

Guadagnare tempo

Nella strategia del blocco contro blocco, al quale gli Stati Uniti aderiscono in opposizione al multilateralismo emergente, il prolungamento della guerra in Ucraina, e in Europa, occupa lo spazio di un tempo guadagnato ed indirizzato ai propri fini strategici mondiali.

Serve tempo per meglio preparare lo scontro con la Cina, considerato principale e conclusivo bersaglio, dissanguando e destabilizzando la Russia, suo entroterra strategico ed alleato nella coppia che spinge il mondo al multipolare.

Serve tempo per dividere il “Sud globale” ed attizzare altri focolai bellici o ricattare e rovesciare governi non compiacenti. Voler cingere attorno a Russia e Cina una cortina di ferro può provocare guerre locali nelle vaste aree comprese tra l'Oceano Indiano e l'Est Mediterraneo, a Sud della Federazione Russa, in ostilità alla alleanza navale dei 7 Paesi nel Golfo Persico2 e per contrastare il grande sviluppo logistico e commerciale dell'EAEU3 e dello SCO4 [vedi cartina sotto]. Risale appena agli inizi di febbraio dello scorso anno il tentativo, fallito, di una “rivoluzione colorata” in Kazakistan.



La guerra in Ucraina deve continuare, col sangue degli ucraini e, se necessario, anche di altri “combattenti volenterosi” di Paesi europei, davanti ai cui governi viene agitato lo spettro di una sconfitta che, investendo la Nato, travolgerebbe l'Unione europea. Una Unione scioltasi politicamente nell'Alleanza Atlantica nel momento stesso in cui, in subalternità a Stati Uniti, Germania e Francia condivisero l'inganno degli accordi di Minsk,5 partecipando attivamente alla provocazione della guerra in Ucraina, nonostante i suoi prevedibili “effetti collaterali” fossero a loro devastante danno.

L'Europa è sotto scacco ed ai governi al suo vertice gerarchico Mario Draghi, nella veste effettiva di plenipotenziario dell'impero e della finanza anglo-americana, si rivolge seccamente:

«non c’è alternativa per gli Stati Uniti, l’Europa e i loro alleati ad assicurare che l’Ucraina vinca questa guerra», quindi si rassegnino ad «un conflitto prolungato al confine orientale dell’Europa».6

Espressione allargata del G1 (gli Stati Uniti), i G7 hanno sottoscritto ad Hiroshima l'aggravamento della guerra in Ucraina ed il rallentamento della corsa allo scontro con la Cina. Ridicolmente hanno invitato quest'ultima a premere sulla Russia, minacciandola di provvedimenti,7 e, in funzione della escalation in Ucraina, hanno esteso le future forniture belliche pure agli aerei F-16. Non avendone, l'Italia si è proposta per l'addestramento dei piloti. Poche settimane prima aveva dimostrato quanto era “affidabile”, inviando navi della marina militare in appoggio alle manovre di “difesa di Taiwan”.

Di contro, la Cina opera per una soluzione negoziale in Ucraina al fine di impedire sia il depotenziamento della Russia, sia che un futuro trattato di pace contenga regole di ordine internazionale favorevoli all'indipendentismo di Taiwan.

Il rallentamento della corsa allo scontro con la Cina non ha solo motivazioni strategico-militari.

Permette alla Unione europea di disporre di un intervallo di ambiguità, essendo la Francia indisponibile a venire coinvolta su Taiwan e la Germania, che trascina in recessione l'Eurozona, nelle condizioni di non potere immediatamente rompere anche i rapporti economici con il Dragone, dopo aver subito l'interruzione dei flussi energetici dalla Russia.

La sua economia, rivolta alle esportazioni, per recuperare competitività somministrerà ai lavoratori tedeschi, al posto dei bassi prezzi del gas russo, una nota “cura italiana”: i bassi salari.

Oltre Atlantico, per la Casa Bianca è più urgente: superare la grave crisi finanziaria e consolidare l'area bancaria amica del dollaro; “disaccoppiarsi” dall'economia cinese e reinternalizzare le produzioni anche a spese dell'Europa; rintuzzare la crescente avversione alla politica di Biden, senza caricarla di ulteriori decisioni impopolari, quando mancano 17 mesi alle elezioni presidenziali.

Per giunta, svuotare gli arsenali dei Paesi Nato per rifornire il governo di Kiev risponde all'esigenza di incrementare la produzione bellica statunitense in sostituzione, facendola pagare ai partners e così riequilibrare la bilancia commerciale statunitense.

Tuttavia, se guadagnare tempo può avvantaggiare da un lato, dall'altro è controproducente, giacché lo concede al progredire del multipolare. È salito a 25 il numero dei Paesi candidati ai Brics ed interessati ad una moneta comune per gli scambi.

Il “Sud Globale” si allarga.

Questione di “fiducia”

Avanza la “de-dollarizzazione”. Cresce la debolezza del dollaro.

Sul piano strutturale deriva dagli sbilanci commerciali Usa, permanenti dalla dichiarazione di inconvertibilità in oro, di Nixon nel 1971, sino ai giorni nostri [vedi grafico “Bilancia commerciale USA dal 1960 al 2020”, a seguire].



La struttura economica interna nord-americana non regge più il suo dominio monetario. Negli anni, in cambio dei beni importati sono stati dati dollari, ovvero debito. Non essendo più convertibile, il valore del dollaro è basato sulla “fiducia”, alimentata dal suo prevalente utilizzo negli scambi internazionali, a sua volta garantito dalla supremazia militare.

Il primato militare è incrinato dal ritardo nello sviluppo dei sistemi ipersonici.8

Al contempo il primato monetario, a cui sono intimamente legati gli assetti finanziari, tende a venire eroso alla radice.

Detenendo forti riserve valutarie in dollari e buoni del Tesoro statunitense, la Cina deve agire con cautela. Lo sganciamento richiede tempi non immediati, fidando sul progredire delle transazioni internazionali in monete nazionali (la nuova moneta, tipo bancor keynesiano, ne sarebbe risultato) e sulla tendenza accentuata a disfarsi degli assets in dollari.

La quota di Treasuries Usa, detenuta dagli investitori esteri, ha raggiunto il livello più basso degli ultimi 19 anni [vedi il grafico a seguire]. L'aumento dei tassi stabilito dalla Fed non sembra in grado di invertire la tendenza generale.


Nel lasso di tempo disponibile agisce la ministra Janet Yellen, che spinge per una rapida riforma degli assetti monetario-finanziari con i più stretti alleati, accompagnata da una ristrutturazione produttiva del sottostante, che abbisogna però della presa di controllo delle materie prime e dei prodotti di base, nonché delle produzioni strategiche.9

L'arroccamento degli States, oltre a volere evitare il tonfo – in attesa del quale sembrano attestarsi alcuni analisti di casa nostra - e difendere il primato mondiale, punta a frenare l'ascesa del multipolare, un vero e proprio incubo,10 e, in ogni caso, a preservare una propria polarità forte.

Perciò gli Stati Uniti insistono nella guerra in Europa, anima del loro tempo strategico, non rinunciando ad allargare le minacce.


Note

1 Stati Uniti, Regno Unito, Canada, Giappone, Francia, Germania, Italia.

2 https://www.rainews.it/articoli/2023/06/golfo-persico-teheran-annuncia-una-nuova-alleanza-navale-di-7-paesi-34db3318-beee-4dd3-8c42-56084f41acd5.html

3 EuroAsian Economic Union.

4 Shanghai Cooperation Organisation.

5 Angela Merkel e François Hollande hanno ammesso che gli accordi di Minsk furono solo un espediente per dare a Kiev il tempo di prepararsi alla guerra.

6 Mario Draghi, “Kiev deve vincere la guerra o per la UE sarà un colpo fatale”, Il Sole24Ore, 8 Giugno 2023. https://www.ilsole24ore.com/art/draghi-kiev-deve-vincere-guerra-o-l-ue-sara-colpo-fatale-AEm2zdbD

7 In risposta il governo cinese ha sanzionato Micron Technology, produttrice di micro-chips.

8 In ritardo sia verso la Russia, che verso la Cina.

https://it.insideover.com/scienza/la-cina-inaugura-la-galleria-ipersonica-jf-22.html

9 Più del 90% dei semiconduttori fabbricati negli Stati Uniti sfrutta il neon ucraino prodotto da due compagnie, Ingas e Cryoin che si trovano rispettivamente a Mariupol e a Odessa.

Vedi anche: https://www.dday.it/redazione/42122/ucraina-russia-neon-microchip

10 Tom O'Connor,”BRICS Is Envolving from China-Russia Dream to Potential U.S. Nightmare”, Newsweek, 6/6/23.