Scheda SIRIA
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Repubblica
araba di Siria
Prima
della guerra civile vivevano in Siria quasi 23 milioni
di persone.
«La
maggior parte della popolazione è araba, vi è poi una cospicua
minoranza
curda (circa il 10%)
e minoranze turcomanne, assire e armene. I curdi siriani non hanno
avuto diritto allo status
di
cittadini siriani fino al 2011 (...). La Siria ha ospitato fino
all’inizio del conflitto civile una delle comunità di rifugiati
più ampie del mondo, composta, secondo le stime (...) (Unhcr), da
mezzo milione di palestinesi e più di un milione di iracheni.
Gli
alauiti, corrente minoritaria dell’islam sciita cui aderisce la
famiglia del presidente Assad, costituiscono solo il 14% della
popolazione, ma hanno detenuto finora le leve della politica
nazionale. La maggioranza della popolazione è musulmano-sunnita
(72%). Vi sono cospicue minoranze di cristiani (12%) [ndr:
meno della metà cattolici, il resto ortodossi] e drusi (3%).
La Costituzione garantisce la libertà religiosa, generalmente
rispettata, ma prevede che il presidente debba essere musulmano. Gli
appartenenti ai movimenti politico-religiosi di ispirazione islamica,
come i Fratelli musulmani, erano considerati fuorilegge già prima
del conflitto civile.
Sebbene
le varie etnie e comunità religiose del paese abitassero
tradizionalmente in zone specifiche – o in determinati quartieri
delle grandi città – a partire dall’indipendenza si era
assistito a un notevole amalgamarsi tra i diversi gruppi, soprattutto
all’interno dei grandi centri urbani. Il conflitto civile scoppiato
nel 2011 – che a fine 2014 ha causato oltre 200.000 vittime
accertate – ha però spinto a fuggire circa un quarto della
popolazione all’interno dello stesso territorio nazionale. Il
fenomeno dei ‘rifugiati interni’ è stato caratterizzato da uno
svuotarsi dei quartieri e delle zone abitate dalle minoranze, i cui
membri hanno spesso preferito trovare riparo nelle zone in cui la
propria comunità è maggioritaria. Infine, circa 2,2 milioni di
rifugiati sono espatriati, soprattutto verso i campi profughi di
Turchia, Giordania, Libano e Iraq, mentre una parte rilevante della
popolazione più benestante si è trasferita in Egitto o nei paesi
occidentali.
Il
tasso di
alfabetizzazione è piuttosto elevato
(85,1%), soprattutto per i giovani (più del 90% sia per gli uomini
sia per le donne). La disparità di genere nell’istruzione andava
riducendosi: la proporzione di bambine
iscritte alla scuola primaria
rispetto ai bambini era salita dal 90,3% nel 2004 al 95,6%
nel 2009. La guerra civile ha sconvolto tutto. Secondo il rapporto
“Syria Crisis: Education interrupted”, promosso dall’Unicef e
pubblicato nel dicembre 2013, dal
2011 circa 3 milioni di bambini hanno smesso di andare a scuola
per colpa dei combattimenti e questo ha annullato le conquiste della
decade precedente.»1
Il
conflitto è iniziato il 15 marzo 2011
con le prime dimostrazioni pubbliche, si è sviluppato in rivolte su
scala nazionale, per poi divenire guerra civile nel 2012.
«Le
iniziali proteste hanno l'obiettivo di spingere alle dimissioni il
presidente Bashar al-Assad ed eliminare la struttura istituzionale
monopartitica del Partito Baath. Col radicalizzarsi degli scontri si
aggiunge con sempre maggiore forza una componente estremista di
stampo salafita che, anche grazie agli aiuti di alcune nazioni
sunnite del Golfo Persico, si pensa possa aver raggiunto il 75% della
totalità dei combattenti.
Tali gruppi fondamentalisti hanno come principale obiettivo
l'instaurazione della Sharia in Siria.
A
causa della posizione strategica della Siria, i suoi legami
internazionali e del perdurare della guerra civile, la crisi ha
coinvolto i paesi confinanti e l'intera comunità internazionale.»2
La Siria in guerra
civile, a metà maggio 2015.
La descrizione delle
Forze armate in campo si riferisce alle aree ed ai colori di
questa cartina.
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Forze
armate in campo
Governativi
lealisti (in rosso)
Forze
Armate Siriane (FAS), del governo di Bashar al-Assad. Ruoli
chiave occupati da alauiti (componente sciita).
Forza
nazionale di difesa, composta da alauiti, sciiti, cristiani e
drusi. Istituzionalizzazione dei Comitati Popolari, sorti nel periodo
di incubazione della guerra civile.
Shabiha,
milizie filo-governative non ufficiali, provenienti dalle zone
costiere. Sono accusate di “fare il lavoro sporco”.
Hezbollah,
milizia armata sciita libanese.
Antigovernativi
(in verde)
Esercito
Siriano Libero (ESL). Formato da defezioni (sunnite) dalle
Forze Armate Siriane (FAS). Referente politico: il Consiglio
Nazionale Siriano, coalizione eterogenea che comprende i Fratelli
Musulmani. Sede del comando in Turchia. Indebolito dal mancato
intervento militare degli Usa (2013) e dalla crescita delle
formazioni antigovernative jihadiste.
Antigovernativi
jihadisti (in nero e grigio)
Fronte
al-Nusra, riconosciuta
componente di al-Qaeda. Il
suo obiettivo rimane l'instaurazione di un Emirato nazionale in
Siria, ragione per cui si divide
dalle milizie di Abu Bakr al-Baghdadi quando egli proclama lo Stato
Islamico dell'Iraq e del Levante, mettendosi a capo di un Califfato
transnazionale tra Siria ed Iraq.
Stato
Islamico dell'Iraq e del Levante
(ISIL o ISIS)
del califfo al-Baghdadi
che unisce i territori controllati in Siria ed Iraq. Ad esso si
richiamano milizie presenti in Libia.
Fronte
Islamico. Collabora con
al-Nusra, per la creazione di un Emirato islamico in Siria. Avversa
l'ISIL.
Numeroso e finanziato dall'Arabia Saudita; dal 2013 si è accordato
anche con l'ESL.
Curdi
(in giallo)
Unità
di Protezione Popolare (YPG),
milizia di autodifesa curda. Referente politico: il Comando Supremo
Curdo a cui aderiscono il Partito dell'Unione Democratica (di cui le
YPG
sono braccio armato) ed il Consiglio Nazionale Curdo. Legate al PKK
in Turchia. Comune obiettivo l'indipendenza curda.
Lo
scontro è tra Lealisti ed Antigovernativi, i quali sono divisi in
due fronti (nella cartina segnati in verde e in nero-grigio) che, a
loro volta, si combattono a vicenda.
In
posizione autonoma di autodifesa territoriale, i Curdi in Siria sono
alleati dei Governativi e combattono contro le forze passatiste.
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Schieramenti
internazionali
La
Turchia del “sultano” Recep Tayyip Erdogan appoggia
ufficialmente l'Esercito Siriano Libero. Bombarda le postazioni delle
YPG curde e dell'ISIL. Il suo obiettivo principale è impedire la
formazione in Siria, ai suoi confini, di una zona libera
autoamministrata dai curdi. È accusata di dare man forte, in
funzione anti-curda, alle formazioni jihadiste in Siria, permettendo
loro di commerciare in petrolio ed armi. Nelle recenti stragi contro
l'opposizione pacifista curda interna (tra cui il Partito Democratico
del Popolo, 12,9% alle ultime elezioni, contrario ai bombardamenti su
villaggi e postazioni del PKK) si riconosce un modus operandi
già collaudato dalla “strategia della tensione” nell'Italia
degli anni settanta. Da chiarire il ruolo dei “servizi deviati” e
della Nato.
Il
Consiglio Nazionale Siriano, referente politico dell'Esercito
Siriano Libero, è riconosciuto dal Consiglio di cooperazione del
Golfo, dalla Lega
Araba, da Stati
Uniti, Turchia
e Francia.
Tuttavia,
l'Arabia Saudita finanzia le milizie del Fronte Islamico che,
collaborando con il Fronte al-Nusra (obiettivo comune un Emirato
islamico in Siria), fungono da trait d'union tra quest'ultimo
e l'Esercito Siriano Libero.
Stati
Uniti e Francia riconoscono il Consiglio Nazionale Siriano,
appoggiano l'Esercito Siriano Libero e bombardano le postazioni dello
Stato Islamico dell'Iraq e del Levante (ISIL). Avversano parimenti,
sin dall'inizio della crisi, il governo di Bashar al-Assad.
Nell'area
la Russia è alleata con la “mezzaluna crescente sciita”
composta da regime alauita di al-Assad, Hezbollah libanese, Iran e
sciiti iracheni. È scesa in campo, poggiando sulla propria base in
Siria, a difesa regime siriano di al-Assad che (mantiene il seggio
all'ONU) ne ha invocato l'intervento.
Il
governo iracheno, pur essendo alleato con gli Stati Uniti, ha
benedetto i bombardamenti russi.
Stati
Uniti e Nato accusano la Russia di non colpire l'ISIL, come
annunciato e propagandato, bensì in prevalenza le altre formazioni
antigovernative.
1
Fonte: http://www.treccani.it/geopolitico/paesi/siria.html
2
Fonte: https://it.wikipedia.org/wiki/Guerra_civile_siriana