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La Bolkenstein è una bagnante
In
Parlamento si discute la Legge di Stabilità (ex Finanziaria) per il
2016. Alcuni emendamenti ad
hoc
riguardano la gestione dei litoranei
balneari.
Sono
in gioco i rapporti tra il demanio
(lo Stato italiano) e 30mila imprese
concessionarie.
Baipassando
la direttiva europea Bolkenstein,
un nutrito gruppo pluripartitico vuole privatizzare
(“sdemanializzare”) una parte di lidi e spiagge.
Un
caso emblematico di europeismo all'italiana e di politica
ambientale, tra interessi privati, beni pubblici primari
e... strane critiche.
Voto
di scambio
Non
è quello d'”abuso”, in cui un membro della “casta” ottiene
il voto in cambio di una somma di danaro, un appalto truccato,
un'assunzione o una consulenza, o, peggio, favorendo la mafia. No. Si
tratta del vecchio e sperimentato “uso” della legge, da parte di
un gruppo di deputati o senatori, per assicurarsi consenso elettorale
da una “base sociale” favorita e protetta allo scopo, in tal modo
“democraticamente” rappresentata.
L'occasione
è data dall'annosa e controversa questione delle concessioni
demaniali alle imprese balneari, disseminate su un litoraneo di circa
8mila chilometri. «(...)
il nostro Paese nel periodo estivo
ha uno stabilimento ogni meno di 350 metri di costa utile alla
balneazione. Si calcola che complessivamente gli stabilimenti
balneari occupino non meno di 900 km di costa, ovvero quasi un quarto
della costa idonea complessiva.»1
Quasi
tutti noi abbiamo fatto l'esperienza di dover pagare salato il
noleggio di un ombrellone e di un lettino, anche se avremmo voluto
godere di una spiaggia libera, cercandola invano o trovandola alla
foce di un rivolo di scarico... Constatare, poi, che l'erario incassa
qualche misero milione (in tutto, nel 2014, 101 milioni di euro!) da
chilometri e chilometri di lidi, con la pressione fiscale a cui siamo
sottoposti, può anche dare ai nervi...
Sicché
Prodi a suo tempo (a fine 2006 per il 2007), spinto da ragioni di
cassa e fors'anche da propositi ambientalistici e di equità fiscale,
tentò di mettere ordine e di aggiornare queste concessioni,
rivedendone i canoni d'affitto, che, di proroga in proroga, erano
restati bassissimi, soprattutto se confrontati con gli introiti
annuali dei “bagnini”.
Inoltre,
si trattava di dare attuazione alla direttiva europea Bolkenstein del
2006 (piuttosto penalizzante per i diritti del lavoro) che imponeva
di mettere a gara le concessioni per periodi ridotti e senza diritto
di prelazione per il concessionario uscente. Un principio, diciamo,
di “libero mercato” che, non rispettato dall'Italia, diede luogo
ad una procedura d'infrazione (2008), “chiusa” quando Roma
promise (2012) di accettare il sistema delle aste rimandando però il
tutto ad una riforma mai fatta.
In
realtà la faccenda era ed è resa complicata dal solito pregresso da
“sanare”: nel corso dei decenni su quei litorali concessi furono
costruite strutture commerciali, bar, ristoranti, piscine, discoteche
e quant'altro (di cemento). Il che, al via della “liberalizzazione”,
diede origine ad una marea di cause, ad intasare i nostri già
intasati tribunali e a lasciare all'asciutto le casse statali. Come
venirne a capo?
Europeisti
balneari e non solo
Da
il Fatto Quotidiano2
apprendiamo che, in commissione Bilancio del Senato, Forza Italia, PD
e NCD si stanno accordando sulla solita sanatoria, spingendosi oltre.
Manuela Granaiola (PD) con un emendamento che:
«sospende
i provvedimenti di revoca delle concessioni e riapre quelli del
condono ad libitum;
cancella la rivalutazione in base al mercato immobiliare di zona; e,
per il futuro, lo stesso canone, in favore di un pagamento una
tantum tra i 2 e 4 mila euro.»
Maurizio Gasparri (FI), da par suo, propone di scorporare le “aree
di pertinenza” (commerciali) dal demanio svendendole poi a chi già
ha costruito e le usa. Ecco chiarita l'astrusa espressione
“sdemanializzare”.
I
“ritocchi” del Senato passeranno alla Camera?
Intanto,
pongo alcune domande retoriche: chi sarà in pole position per
aggiudicarsi le concessioni? Che senso assumerà l'esclusione del
diritto di prelazione per il concessionario uscente? Quale vantaggio
ne trarranno le casse pubbliche? E l'abuso cementizio?
Tre
giorni dopo pure la Repubblica3
trova qualcosa da ridire, segnalando anch'essa
la protesta dei Verdi. Ma, oltre a tacere “stranamente” sulla
posizione assunta dal PD, scrive che «Convinti
della strategicità [ndr dei “bagnini”] molti parlamentari
sposano la causa balneare.» Trascurando nel frattempo, ahinoi, di
tirar fuori dai guai le banche private oberate da miliardi di crediti
inesigibili, magari con una bella bad
bank a carico dello
Stato, come fanno tutti in Europa «senza indignazione dei
parlamentari».
Mentre
la Bolkenstein, quando fa comodo, rimane una perfetta sconosciuta
(una procace bagnante olandese?), ai premurosi europeisti balneari
non poteva certo mancare un solerte rimprovero “strategico”, in
nome dei banchieri, europeisti,
ça
va sans dire.
Se
non è la sabbia sono i soldi, sempre degli altri e pubblici.
1
Dossier WWF Italia,
“Sabbia.
L'oro
di tutti
a vantaggio
di pochi”,
agosto 2010.
2
Carlo di Foggia, “Spiagge, ci riprovano: condono o svendita”, il
Fatto Quotidiano, 13 novembre 2015.
3
Fabio Bogo, “La legge di stabilità e il mare d'inverno”, la
Repubblica Affari & Finanza, 16 novembre 2015.