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In
contemporanea con la protesta di piazza arrabbiata dei gilets
jaunes francesi
contro il loro presidente, sui teleschermi compare il volto pulito di
una sedicenne svedese, Greta Thunberg, che parla ai potenti tutti.
Gli
uni iniziano il loro movimento in opposizione alle misure
“ecologiche” di Emmanuel Macron che annuncia la riduzione degli
sgravi fiscali sui diesel e sulla benzina, per favorire le auto
elettriche. Sono politicamente scorretti, benché socialmente
giustificabili (a posteriori).
Greta
inizia la sua protesta marinando la scuola per un impegno moralmente
e culturalmente superiore: la salvezza del pianeta dal
surriscaldamento globale. Benché disubbidiente, è politicamente
corretta (a prescindere).
I
giubbotti gialli evidenziano la distanza tra le loro vite quotidiane
periferiche, alle quali l'auto puzzolente è necessaria per ogni
spostamento, e quelle di una élite
privilegiata
che vive e lavora
nel
centro di Parigi, nell'Île-de-France,
la zona
più ricca del Paese.
Ci sono voluti molti sabati per farsi ascoltare.
Invece,
la sedicenne svedese in un battibaleno è invitata a parlare in aule
congressuali e parlamentari, a diretto colloquio con leaders
e presidenti in attento ascolto. I tamburi mediatici non temono lo
sciopero del venerdì degli adolescenti per il clima, da lei
invocato, anzi quasi lo caldeggiano.
Sembrano
due mondi agli antipodi: dalle sparse periferie muovono i gilets
jaunes,
una moltitudine, mentre la “ragazzina con le treccine”, da sola,
si trova subito al centro, paternamente adottata dai vertici
dell'establishment.
Eppure, fossi nei panni dei battitori di tamburi non sarei così
tranquillamente persuaso che tutto filerà liscio.
È
vero, l'uso mediatico di Greta raccoglie simpatia popolare attorno al
politicamente corretto dell'ecologismo perbene, permettendo al
cosmopolitismo di sostenere “dalla-globalizzazione-non-si-può
tornare-indietro!”, proprio ora che si deve far fronte al problema
globale dell'ambiente.
Anche
i ruoli in commedia sembrano quelli giusti.
Infatti,
una volta agitato il drappo rosso del clima, si è scatenato il toro
sovranista alla Trump. Greta è stata derisa ed accusata di essere
manipolata sin da quando ogni venerdì, puntualmente, si presentava
davanti al Riksdag,
il parlamento svedese, con lo slogan “Skolstrejk
för klimatet”
(sciopero scolastico per il clima).
Lanciandosi
alla carica i negazionisti hanno trovato modo di smentire non solo
che siano le attività umane a generare il surriscaldamento globale,
o a contribuirvi in notevolissima misura, ma addirittura che il
fenomeno esista.
Ciò
nonostante, quanto tempo impiegheranno i giovani chiamati alla
protesta per comprendere quanto siano superficiali e false le analisi
sui motivi del grave malessere ecologico in cui versa il pianeta?
Quanto
ci vorrà per scoprire
il bluff
dell'ecologismo perbene delle élites
globaliste?
Forse,
più di un breve periodo perché è faticoso andare alle radici del
rapporto città-campagne. Per comprendere cosa significhi sul piano
ambientale la distruzione delle economie contadine del Sud del mondo.
Là dove gli oligopoli nord-occidentali dominano acque, sementi, ogm,
veleni chimici ed infine il cibo, massimizzando i loro profitti. Per
comprendere il derivante problema delle grandi migrazioni e quale sia
la soluzione.
Poco
tempo, forse, per capire quanto sia ipocrita denunciare l'invasione
della plastica (vedi campagna Sky), allorché nulla si tenta e si fa
contro tutta una produzione plastica, derivata da petrolio, che
implementa tutte le nostre merci, auto elettriche comprese, e
sistematicamente le avvolge alla vendita. Altro che regole sui
sacchetti della spesa!
Assai
poco per mettere a confronto alcuni dati rintracciabili sul Web.
Per
esempio, quelli che evidenziano quanto danno arrecano all'ambiente le
grandi navi da crociera o l'esponenziale incremento del trasporto
aereo, alla efficienza del quale si vorrebbe contrapporre
l'inefficienza del trasporto in auto con motore a scoppio, come se le
due cose si escludessero vicendevolmente, invece di sommarsi.
Per
esempio, quei dati che dimostrano che venti cargo navali di
containers, del tipo di quelli usati dalla multinazionale del
filantropo Elon Musk, inquinano più di tutte
le auto del mondo.
Quando
avverrà, i giovani seguaci di Greta incontreranno coloro, come i
gilets
jaunes,
che non credono alla filastrocche ecologiche del
potere, avendo a cuore il futuro del pianeta.
Ben
presto Greta sarà costretta a sciogliere le sue trecce per diventare
donna.
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