Sovranità a referendum - Appendice 2
Porcellum & Italicum
Porcellum
Nel
2013 andammo a elezioni politiche con la legge Calderoli, chiamata
Porcellum.
- Si trattava di un proporzionale corretto, a coalizione, con premio di maggioranza ed elezione di più parlamentari contemporaneamente in collegi estesi, senza possibilità di indicare preferenze.
- Per la Camera la legge prevedeva che la lista o la coalizione risultata prima per numero di voti, qualora non avesse conseguito 340 seggi (su 630, di cui 12 riservati all'Estero e 1 alla Valle d'Aosta) avesse diritto ad un premio di maggioranza sì da raggiungere, comunque, il numero di 340 deputati.
- Per il Senato la legge prevedeva che lo stesso meccanismo di conteggio e premiale fosse applicato in ogni Regione, fatta eccezione per: 6 seggi dell'Estero,1 seggio della Valle d'Aosta, 2 del Molise e 7 del Trentino Alto-Adige, attribuiti con regole diverse.
- Contestualmente alla presentazione dei simboli elettorali, ciascuna forza politica aveva l'obbligo di depositare il proprio programma e di indicare il proprio capo.
- In caso di coalizione tra più liste, programma e capo dovevano essere unici, con l'indicazione del capo della coalizione.
Bocciatura
della Corte costituzionale
La
sentenza n° 1 2014 della Consulta ha invalidato
due istituti del Porcellum:
-
le liste bloccate,
formate dai cosiddetti “nominati” dai partiti, per restituire
agli elettori il diritto di scegliersi i propri rappresentati
esprimendo (almeno) una preferenza;
-
il premio di maggioranza attribuito
alla coalizione o lista minoritaria risultata prima per numero di
voti (vincente), senza
una soglia minima
percentuale.
Italicum
La
legge 6 maggio 2015, n° 52, riforma il sistema delle elezioni
politiche nazionali prima in vigore (Porcellum), dichiarato
incostituzionale dalla Suprema Corte.
Se
la riforma costituzionale sarà confermata dal Referendum d'autunno,
l'Italicum varrà solo per la Camera dei deputati.
Novità
più importanti dell'Italicum:
-
sulla scheda compaiono solo liste (niente coalizioni);
-
se una lista supera il 40%
(soglia minima di maggioranza) scatta il premio di maggioranza, per
cui ottiene seggi pari al 55%
dei voti (340 seggi su 630, di cui 12 riservati all'Estero);
-
se nessuna lista raggiunge la soglia minima al 1° turno, le due
liste più votate passano al ballottaggio
(2° turno);
-
soglia di sbarramento del 3% per accedere al Parlamento;
-
ad ogni Regione spetta un numero di seggi proporzionato alla propria
popolazione;
-
l'Italia è suddivisa in 100
collegi
(eleggono da 3 a 9 deputati);
-
il capolista è bloccato (perciò “nominato”), mentre gli altri
candidati, in ogni lista alternati per genere, potranno essere scelti
in base a massimo due preferenze (un uomo e una donna).
Permangono
nell'Italicum le candidature
plurime,
ovvero la possibilità di venire candidati in diversi collegi
(massimo 10), consentendo, al candidato risultato eletto in più di
uno di questi, di scegliere a posteriori quale seggio tenersi, di
converso determinando a quale candidato, risultato “primo non
eletto”, andrà il seggio.
------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------
------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------
Quozienti
Effetti
del Porcellum
(elezioni del 2013)
Quoziente
di maggioranza => 29.552,37 voti per 1 seggio.
Quoziente
di minoranza => 81.306,63 voti per 1 seggio.
Rapporto
tra quozienti: 2,75.
Possibili
effetti dell'Italicum
Simulazione
A:
Lista
1: voti 7.500.000 (25%), vincente al 2° turno: 340 seggi;
Lista
2: voti 7.500.000 (25%), perdente al 2° turno: 93 seggi;
Lista
3: voti 7.490.000 (24,97%): 93 seggi;
Lista
4: voti 4.000.000 (13,33%): 49 seggi;
Lista
5: voti 3.510.000 (11,7%): 43 seggi.
Quoziente
di maggioranza => 22.058 voti per 1 seggio.
Quoziente di minoranza
=> 80.935 voti per 1 seggio.
Rapporto tra
quozienti: 3,67.
Simulazione
B:
Lista
1: voti 10.000.000 (33%), perdente al 2° turno: 121 seggi;
Lista
2: voti 7.000.000 (23,33%), vincente al 2° turno: 340 seggi;
Lista
3: voti 6.000.000 (20%): 73 seggi;
Lista
4: voti 4.000.000 (13,33%): 48 seggi;
Lista
5: voti 3.000.000 (10%): 36 seggi.
Quoziente
di maggioranza => 20.588 voti per 1 seggio.
Quoziente
di minoranza => 82.733 voti per 1 seggio.
Rapporto
tra quozienti: 4,02.
Tratto
da “Il Fatto Quotidiano”, 9 aprile 2016
----------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------
Il
premio di maggioranza
In
un sistema elettorale proporzionale comporta almeno due limiti: a
monte, un minimo di consensi da parte del corpo elettorale; a valle,
un massimo di seggi aggiuntivi a quelli proporzionalmente ottenuti.
Inoltre,
se si vuole che ciascun parlamentare goda della propria autonomia
nella libertà di giudizio e voto, la sua candidatura non può
dipendere dalla “nomina” di partito, a cui dover poi ubbidire una
volta eletto, ma dal consenso diretto degli elettori espresso nelle
preferenze.
Questa
è la logica seguita dalla Suprema Corte allorché ha dichiarato
incostituzionale il Porcellum e, di conseguenza, gli obblighi
sostanziali ai quali dovevano attenersi i legislatori della nuova
legge. Il premio di maggioranza poteva essere assegnato solo in
presenza di una lista che avesse conseguito un corposo consenso,
altrimenti esso avrebbe distorto ogni proporzionalità di
rappresentanza e vanificato la scelta politica effettuata dei
cittadini. Al tempo stesso, ad essi doveva essere dato il diritto di
preferenza tra i diversi candidati di una stessa lista.
Forma
e sostanza della sentenza della Consulta vengono aggirate dal governo
con una serie di escamotages.
Ballottaggio
e nomine
Poiché
le ultime elezioni politiche e ogni sondaggio attestano il consenso
delle principali forze molto al di sotto del 40-50% dei votanti
(assai meno tra gli aventi diritto), è stato introdotto il secondo
turno di ballottaggio tra le due liste che al primo turno abbiano
raccolto i maggiori consensi.
Per
riservare alle segreterie partitiche la effettiva scelta di chi deve
essere eletto, i collegi estesi vengono spezzettati in tanti
micro-collegi, con capolista bloccato (“nominato”). In più è
data facoltà ad un candidato di presentarsi in più collegi
(candidatura plurima), con il diritto di scegliersi, una volta eletto
in più di un collegio, chi gli deve subentrare come primo non
eletto. Pertanto, a conti fatti, la preferenza dei cittadini viene
ridotta a un numero di seggi marginale e, comunque, non tale da
sfuggire al controllo delle segreterie partitiche e, soprattutto,
all'esecutivo.
Per
inciso, l'eventuale differenza di risultato tra le due Camere, come
nel 2013, viene scongiurata, giacché la riforma costituzionale
esclude il Senato dalla elezione diretta a suffragio universale.
Dal
confronto tra le due leggi elettorali emerge una linea di continuità
d'intenti e contenuti, addirittura con alcuni “perfezionamenti”
apportati dall'Italicum al Porcellum.
Del
Senato si è già detto. Per la Camera il ballottaggio, tanto più
esaltato dalla lista secca e dalla esclusione delle liste di
coalizione, finisce per aumentare la distorsione della volontà degli
elettori, laddove incrementa la differenza tra il quoziente di
maggioranza ed il quoziente di minoranza. Vale a dire tra il numero
di voti necessari ad eleggere un rappresentante di maggioranza e
quelli necessari ad eleggere un rappresentante di minoranza.
È
quanto risulta da realistiche simulazioni dei possibili esiti
elettorali, qui riportate.
Se
il Porcellum nelle elezioni del 2013 permise che 1 elettore di
maggioranza valesse quanto 2,75 elettori di minoranza, il voto con
l'Italicum consentirebbe ad 1 elettore di maggioranza di valere
quanto 3,67 o persino più di 4 elettori di minoranza!
Storia
patria
Appare
tutt'altro che insensato affermare che siamo in presenza di uno
stravolgimento della proporzionalità tra elettori ed eletti,
superiore alla “legge truffa” dei primi anni cinquanta e
paragonabile alla legge Acerbo del 1923, voluta da Benito Mussolini.
Con
il Partito Nazionale Fascista votarono a favore della legge Acerbo
buona parte del Partito Popolare e dei liberali, oltre alla quasi
totalità della destra. Si opposero socialisti, comunisti, la
sinistra liberale ed i popolari di don Sturzo. Alla Camera i no
furono 123, contro 223 sì.
In
precedenza, quando si discusse del quorum minimo, superato il quale
assegnare il premio di maggioranza pari a 2/3 dei seggi, il governo
Mussolini impose di non elevarlo al di sopra del 25%, ricorrendo,
pure allora, al voto di fiducia.
Per
quasi due anni, dopo la marcia su Roma (iniziata il 28 ottobre del
19221),
nella società, in parlamento e nelle istituzioni regnò un vasto
consenso di classe e politico attorno al decisionismo mussoliniano,
condito, si disse anni dopo, da una certa “sottovalutazione del
pericolo”. Solo di fronte al delitto Matteotti, nel giugno del
1924, alcuni, tardivamente, cominciarono a porsi qualche serio
problema...
A
queste appunti critici, di solito, si oppone la “profonda diversità
della situazione attuale” rispetto a quella degli anni venti,
nonché la maggiore affidabilità delle forze politiche oggi in campo
e, soprattutto, al governo.
In
risposta si contro-obietta che, quando è in questione una legge
elettorale, siamo tenuti a prescindere dal momento specifico, potendo
il contesto subire repentini mutamenti e forse volgere al peggio.
Una
risposta che non mi pare sufficiente.
Sia
sul piano dell'esperienza storica, sia su quello della reale
motivazione politica che oggi porta alla riproposizione, in queste
forme, del maggioritario.
Raramente
i protagonisti di questo genere di cambiamento, se completati, escono
poi di scena senza approfittare, spesso oltremisura, dei meccanismi
da loro stessi messi in opera.
Inoltre,
ciascuno si ponga la domanda: per quale scopo e per quali interessi
si vuole, nell'attuale contesto di crisi, far prevalere il
maggioritario per una minoranza sulla rappresentanza della grande
maggioranza?
1
Già 24 ore prima dell'arrivo nella capitale delle squadre fasciste,
Re Vittorio Emanuele III aveva incaricato Mussolini di formare il
nuovo governo.
Nessun commento:
Posta un commento