mercoledì 14 ottobre 2015

Scheda SIRIA

Scheda SIRIA

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Repubblica araba di Siria
Prima della guerra civile vivevano in Siria quasi 23 milioni di persone.
«La maggior parte della popolazione è araba, vi è poi una cospicua minoranza curda (circa il 10%) e minoranze turcomanne, assire e armene. I curdi siriani non hanno avuto diritto allo status di cittadini siriani fino al 2011 (...). La Siria ha ospitato fino all’inizio del conflitto civile una delle comunità di rifugiati più ampie del mondo, composta, secondo le stime (...) (Unhcr), da mezzo milione di palestinesi e più di un milione di iracheni.
Gli alauiti, corrente minoritaria dell’islam sciita cui aderisce la famiglia del presidente Assad, costituiscono solo il 14% della popolazione, ma hanno detenuto finora le leve della politica nazionale. La maggioranza della popolazione è musulmano-sunnita (72%). Vi sono cospicue minoranze di cristiani (12%) [ndr: meno della metà cattolici, il resto ortodossi] e drusi (3%). La Costituzione garantisce la libertà religiosa, generalmente rispettata, ma prevede che il presidente debba essere musulmano. Gli appartenenti ai movimenti politico-religiosi di ispirazione islamica, come i Fratelli musulmani, erano considerati fuorilegge già prima del conflitto civile.
Sebbene le varie etnie e comunità religiose del paese abitassero tradizionalmente in zone specifiche – o in determinati quartieri delle grandi città – a partire dall’indipendenza si era assistito a un notevole amalgamarsi tra i diversi gruppi, soprattutto all’interno dei grandi centri urbani. Il conflitto civile scoppiato nel 2011 – che a fine 2014 ha causato oltre 200.000 vittime accertate – ha però spinto a fuggire circa un quarto della popolazione all’interno dello stesso territorio nazionale. Il fenomeno dei ‘rifugiati interni’ è stato caratterizzato da uno svuotarsi dei quartieri e delle zone abitate dalle minoranze, i cui membri hanno spesso preferito trovare riparo nelle zone in cui la propria comunità è maggioritaria. Infine, circa 2,2 milioni di rifugiati sono espatriati, soprattutto verso i campi profughi di Turchia, Giordania, Libano e Iraq, mentre una parte rilevante della popolazione più benestante si è trasferita in Egitto o nei paesi occidentali.
Il tasso di alfabetizzazione è piuttosto elevato (85,1%), soprattutto per i giovani (più del 90% sia per gli uomini sia per le donne). La disparità di genere nell’istruzione andava riducendosi: la proporzione di bambine iscritte alla scuola primaria rispetto ai bambini era salita dal 90,3% nel 2004 al 95,6% nel 2009. La guerra civile ha sconvolto tutto. Secondo il rapporto “Syria Crisis: Education interrupted”, promosso dall’Unicef e pubblicato nel dicembre 2013, dal 2011 circa 3 milioni di bambini hanno smesso di andare a scuola per colpa dei combattimenti e questo ha annullato le conquiste della decade precedente.»1

Il conflitto è iniziato il 15 marzo 2011 con le prime dimostrazioni pubbliche, si è sviluppato in rivolte su scala nazionale, per poi divenire guerra civile nel 2012.
«Le iniziali proteste hanno l'obiettivo di spingere alle dimissioni il presidente Bashar al-Assad ed eliminare la struttura istituzionale monopartitica del Partito Baath. Col radicalizzarsi degli scontri si aggiunge con sempre maggiore forza una componente estremista di stampo salafita che, anche grazie agli aiuti di alcune nazioni sunnite del Golfo Persico, si pensa possa aver raggiunto il 75% della totalità dei combattenti. Tali gruppi fondamentalisti hanno come principale obiettivo l'instaurazione della Sharia in Siria.
A causa della posizione strategica della Siria, i suoi legami internazionali e del perdurare della guerra civile, la crisi ha coinvolto i paesi confinanti e l'intera comunità internazionale.»2
La Siria in guerra civile, a metà maggio 2015.
La descrizione delle Forze armate in campo si riferisce alle aree ed ai colori di questa cartina.
Forze armate in campo

Governativi lealisti (in rosso)
Forze Armate Siriane (FAS), del governo di Bashar al-Assad. Ruoli chiave occupati da alauiti (componente sciita).
Forza nazionale di difesa, composta da alauiti, sciiti, cristiani e drusi. Istituzionalizzazione dei Comitati Popolari, sorti nel periodo di incubazione della guerra civile.
Shabiha, milizie filo-governative non ufficiali, provenienti dalle zone costiere. Sono accusate di “fare il lavoro sporco”.
Hezbollah, milizia armata sciita libanese.
Antigovernativi (in verde)
Esercito Siriano Libero (ESL). Formato da defezioni (sunnite) dalle Forze Armate Siriane (FAS). Referente politico: il Consiglio Nazionale Siriano, coalizione eterogenea che comprende i Fratelli Musulmani. Sede del comando in Turchia. Indebolito dal mancato intervento militare degli Usa (2013) e dalla crescita delle formazioni antigovernative jihadiste.
Antigovernativi jihadisti (in nero e grigio)
Fronte al-Nusra, riconosciuta componente di al-Qaeda. Il suo obiettivo rimane l'instaurazione di un Emirato nazionale in Siria, ragione per cui si divide dalle milizie di Abu Bakr al-Baghdadi quando egli proclama lo Stato Islamico dell'Iraq e del Levante, mettendosi a capo di un Califfato transnazionale tra Siria ed Iraq.
Stato Islamico dell'Iraq e del Levante (ISIL o ISIS) del califfo al-Baghdadi che unisce i territori controllati in Siria ed Iraq. Ad esso si richiamano milizie presenti in Libia.
Fronte Islamico. Collabora con al-Nusra, per la creazione di un Emirato islamico in Siria. Avversa l'ISIL. Numeroso e finanziato dall'Arabia Saudita; dal 2013 si è accordato anche con l'ESL.
Curdi (in giallo)
Unità di Protezione Popolare (YPG), milizia di autodifesa curda. Referente politico: il Comando Supremo Curdo a cui aderiscono il Partito dell'Unione Democratica (di cui le YPG sono braccio armato) ed il Consiglio Nazionale Curdo. Legate al PKK in Turchia. Comune obiettivo l'indipendenza curda.

Lo scontro è tra Lealisti ed Antigovernativi, i quali sono divisi in due fronti (nella cartina segnati in verde e in nero-grigio) che, a loro volta, si combattono a vicenda.
In posizione autonoma di autodifesa territoriale, i Curdi in Siria sono alleati dei Governativi e combattono contro le forze passatiste.
"La Repubblica" del 9/10/2015 raffigura una diversa presenza delle forze in campo rispetto a quella del 15/05/2015 (sopra riportata):
- Le forze curde controllano Kobane ed una striscia continua di territori a Nord-Est.
- Hezbollah presidia tutto il confine con il Libano, ma l'Esercito Siriano Libero (in questa cartina Ribelli siriani) copre una zona cuscinetto a ridosso delle alture del Golan, occupate da Israele.
- Fronte al-Nusra è presente in due enclavi all'interno della zona controllata dall'Esercito Siriano Libero ed in altre due è in condominio con lo Stato Islamico dell'Iraq e del Levante (in questa cartina Is).
- Il Fronte Islamico non figura, nonostante sia ritenuto da alcune fonti fortemente presente.
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Schieramenti internazionali
La Turchia del “sultano” Recep Tayyip Erdogan appoggia ufficialmente l'Esercito Siriano Libero. Bombarda le postazioni delle YPG curde e dell'ISIL. Il suo obiettivo principale è impedire la formazione in Siria, ai suoi confini, di una zona libera autoamministrata dai curdi. È accusata di dare man forte, in funzione anti-curda, alle formazioni jihadiste in Siria, permettendo loro di commerciare in petrolio ed armi. Nelle recenti stragi contro l'opposizione pacifista curda interna (tra cui il Partito Democratico del Popolo, 12,9% alle ultime elezioni, contrario ai bombardamenti su villaggi e postazioni del PKK) si riconosce un modus operandi già collaudato dalla “strategia della tensione” nell'Italia degli anni settanta. Da chiarire il ruolo dei “servizi deviati” e della Nato.
Il Consiglio Nazionale Siriano, referente politico dell'Esercito Siriano Libero, è riconosciuto dal Consiglio di cooperazione del Golfo, dalla Lega Araba, da Stati Uniti, Turchia e Francia.
Tuttavia, l'Arabia Saudita finanzia le milizie del Fronte Islamico che, collaborando con il Fronte al-Nusra (obiettivo comune un Emirato islamico in Siria), fungono da trait d'union tra quest'ultimo e l'Esercito Siriano Libero.
Stati Uniti e Francia riconoscono il Consiglio Nazionale Siriano, appoggiano l'Esercito Siriano Libero e bombardano le postazioni dello Stato Islamico dell'Iraq e del Levante (ISIL). Avversano parimenti, sin dall'inizio della crisi, il governo di Bashar al-Assad.
Nell'area la Russia è alleata con la “mezzaluna crescente sciita” composta da regime alauita di al-Assad, Hezbollah libanese, Iran e sciiti iracheni. È scesa in campo, poggiando sulla propria base in Siria, a difesa regime siriano di al-Assad che (mantiene il seggio all'ONU) ne ha invocato l'intervento.
Il governo iracheno, pur essendo alleato con gli Stati Uniti, ha benedetto i bombardamenti russi.
Stati Uniti e Nato accusano la Russia di non colpire l'ISIL, come annunciato e propagandato, bensì in prevalenza le altre formazioni antigovernative.

1 Fonte: http://www.treccani.it/geopolitico/paesi/siria.html

2 Fonte: https://it.wikipedia.org/wiki/Guerra_civile_siriana

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