lunedì 27 aprile 2015

Palude

Riccardo Bernini - aprile 2015

Gramigna  Pianta infestante. Può essere usata a scopi terapeutici

Palude

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(ANSA) - ROMA, 21 APR - "Da anni diciamo che è una priorità cambiare la legge elettorale. Fermarsi oggi significherebbe consegnare l'intera classe politica alla palude e dire che anche noi siamo uguali a tutti quelli che in questi anni si sono fermati prima del traguardo. Ma no, noi non siamo così". Così Matteo Renzi su Facebook: "Avanti, su tutto!", afferma.

In una frase c'è tutto il verbo renziano: il cambiamento, a prescindere dai contenuti; l'urgenza pratica, per non fare come i predecessori (rottamati?); infine, la minacciosa alternativa: consegnare l'intera classe politica alla “palude”. Dio non voglia una simile sciagura!
Senonché, alla parola “palude” ho avuto un improvviso amarcord.
Rivoluzione francese: Convenzione Nazionale (20 Settembre 1792 - 26 Ottobre 1795).
Negli anni precedenti, all'interno del Terzo Stato nell'Assemblea costituente si erano venute differenziando posizioni che, in relazione ai posti occupati rispetto al presidente dell'assemblea, furono definite di “destra” e di “sinistra”. Alla successiva Assemblea Legislativa venne alla luce il “centro”. A quest'ultimo, proprio nella Convenzione, fu poi dato l'appellativo di “palude”. Motivo? Per la propensione dei delegati di quell'area ad assecondare il potente di turno, con tutto l'opportunismo ed il trasformismo necessario al nobile scopo.
In questa legislatura sono ormai numerosi i “traslochi” di singoli e gruppi, attratti dalla confortevole gravità del “centro” governativo. Su tutti primeggia quello “invisibile” all'interno del PD, dalla corrente di Bersani, in cui furono nominati ed eletti, a quella di Renzi.
Sicché, se per adesione alla “palude” s'intende la propensione trasformistica a salire sul carro del vincitore, è proprio nella maggioranza parlamentare che va individuata. Qualsiasi sia la critica agli oppositori, bersaniani o meno, certo non può venire loro attribuito il tradimento degli impegni presi in campagna elettorale e la conversione verso la “palude” del “centro” governativo.
Eppure, rovesciando ancora una volta il significato delle parole, Renzi etichetta proprio costoro di essere la “palude” in cui verrebbero ad impantanarsi i troppo a lungo attesi cambiamenti, di cui egli, extra-parlamentare (!), si fa pragmatico portatore.
Se non fosse che da Berlusconi in poi la politica istituzionale è diventata, emulando l'economia, una specie di marketing commerciale, per cui alla costruzione di un qualsivoglia progetto o programma viene preferita la somma di quote di mercato, da ottenere blandendo preconcetti e ammiccando “a tutto campo”, si potrebbe gridare ad una stupefacente novità.
Dobbiamo comunque ammettere che se era difficile orientarsi seguendo le tradizionali lateralizzazioni di “destra” e “sinistra”, ora abbiamo ben chiaro cosa s'intenda per “centro”, un luogo di potere in cui chiamare a raccolta tutto il meglio della nostra politica e unirla (finalmente!) in una grande partito della Nazione.

Peccato che la “Nazione”, quella democratica e sovrana, nel frattempo sia scomparsa. Se “lo vuole l'Europa”... ci resterà, in sua vece, il nazionalismo che “affonda i barconi prima che prendano il largo”...

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