Riccardo Bernini - aprile 2015
Gramigna Pianta infestante. Può essere usata a scopi terapeutici.
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Vincenzo
Visco1
è piuttosto preoccupato dall'emergere di posizioni contrarie
all'euro. Passi per i “partiti populisti”, associati a
“nazionalisti e xenofobi” (nella vulgata
serve a mettere nello stesso sacco M5S, Lega e Casa Pound). Ma ora
“anche
a sinistra vi sono voci critiche sempre meno isolate.”
Se poi “persone come Michele Salvati o Salvatore Biasco,
protagonisti dello sforzo per l’ingresso dell’Italia nella moneta
unica fin dall’inizio, oggi dicono che entrare fu un errore”,
forse è il caso di intervenire2
per ricordare a tutti “la storia di successo” della moneta unica
e rinfrescare gli argomenti a suo sostegno. Magari aprendo un
dibattito sul sito “economiaepolitica.it”.
Purtroppo,
per lui, sono finiti i tempi dei commenti compiacenti o della diffusa
ignoranza dei problemi macro-economici: la crisi prolungata ha
allungato in profondità lo sguardo critico e rimesso in forse
parecchie certezze.
Di
conseguenza, aperto il dibattito, sul sito piovono critiche.3
In
particolare, viene preso di mira il vantato “successo” della
moneta unica.
Giovanni
Zibordi, dopo aver constatato che l'Italia, dal 1992, sui titoli di
Stato ha pagato per interessi enormi somme e più di ogni altro Paese
in Europa, conclude perentorio:
“Per
la speculazione internazionale (…) Questi enormi guadagni sono
stati consentiti dall’aumento costante delle tasse sugli italiani.
Perché il presupposto di queste enorme scommessa degli investitori
esteri con i nostri titoli a tasso fisso è stato l’impegno formale
dello stato italiano, dal trattato di Maastricht nel 1992 al Fiscal
Compact del 2012, a mantenere sempre un “surplus di bilancio
primario”. Cioè da più di venti anni lo stato italiano incassa di
tasse di più di quello che spende. E deve continuare a farlo in
eterno (è stato iscritto anche nella Costituzione nel 2011) perché
gli investitori esteri continuino a comprare BTP…
Sicuro…
L’Euro è stato un successo… per il mondo finanziario
internazionale.”
Per
una volta la questione fiscale non viene posta sul lato della lotta
all'evasione, ma su quello del trasferimento, mediante sistema-euro,
di una montagna di imposte dalle tasche degli italiani (ovvero, in
prevalenza, dei lavoratori) alle tasche della finanza internazionale.
Eh, i fatti sono fatti...
Tuttavia,
la perla nell'articolo di Visco, il quale, en passant,
preconizza un nuovo Piano Marshall per l'Europa (come se ricorressero
le medesime condizioni storiche che lo resero possibile), è in una
velenosa noticella.
Quelli
che vogliono fare a meno dell'euro, la fanno troppo facile!
“Sfortunatamente la realtà è un po' più complessa.” Sicché,
prima di citare il noto vincolo di copertura, in euro sotto diritto
estero, della quota italiana del debito emesso dalla BCE con il
recente Quantitative Easing4,
ne rammenta uno ulteriore, sottoscritto nel 2012 in occasione della
costituzione dell'ESM5,
in forza del quale ”una eventuale trasformazione in altra valuta
delle emissioni di titoli pubblici in euro di durata superiore ai 12
mesi, [potrebbe] essere impedita da una minoranza di detentori pari
al 25% dei sottoscrittori”.
“Sfortunatamente”
il governo Monti, a cui si deve quella esiziale sottoscrizione,
godeva di un appoggio parlamentare amplissimo, tra cui quello del
partito di Vincenzo Visco...
Ma
dal popolo di internet, invece della bandiera bianca di resa, si
alza, sotto pseudonimo, una ben argomentata accusa:
“L’alto
debito pubblico era una ragione in più per non andarlo a
ridenominare in moneta di cui non si ha il controllo, perché ciò
introduce una vulnerabilità fatale nel debito, che non è più
difeso dalla propria banca centrale nazionale. Questo ha messo, nel
2011-12 l’Italia alla mercé del panico dei mercati e prima ancora
dei falchi della BCE e della Germania: l’Italia non è solo finita
sull’orlo del default *a causa dell’euro*, ma soprattutto a una
sostanziale perdita di sovranità democratica (e il cavillo dell’ESM
sulle clausole del debito è l’ennesima riprova di questo).”
Eccoci
al punto!
Nel
ristretto cerchio magico dell'euro-sistema e all'insaputa della
stragrande maggioranza degli italiani, è stato inserito un cavillo,
l'ennesimo, per noi rivelatore di un peculiare metodo di
governo delle élites dirigenti italiano-europee in questi
ultimi decenni.
Nel
metodo si manifesta lo scopo.
Sottrarre
sovranità democratica e potere ai popoli (da noi tutto cominciò con
il “divorzio all'italiana” tra Tesoro e Banca d'Italia, voluto da
Andreatta contro la scala mobile6)
e ai Paesi, a vantaggio della finanza internazionale e delle
oligarchie politico-economiche europee, che hanno adottato la moneta
unica per sfruttare disparità e dicotomie, generando surplus
esportativi e l'infinita catena del debito.
Tuttavia,
i ragionamenti
di Visco inducono ad una ulteriore considerazione, apparentemente
paradossale: proprio i vincoli, cavilli compresi, consegnati dalle
élites
italiane nelle mani dei costituiti poteri continentali, loro
consentono di dettare agenda e riforme distruttive della nostra
economia, delle economie periferiche e delle condizioni di
vita-lavoro delle masse popolari europee.
A
dispetto delle istanze riformistiche (“qui ci vuole un piano
Marshall!”) di chi questo potere glielo ha scientemente devoluto,
nell'intento di farne parte per poi diventarne patetico subalterno.
1
È stato ministro delle Finanze dal 1996 al 2000 (governi: Prodi I,
D'Alema II); lo era stato per pochi giorni nel 1993 (governo
Ciampi); ministro del Tesoro e del Bilancio dal 2000 al 2001
(governo Amato II) e vice ministro dell'Economia con delega alle
Finanze dal 2006 al 2008 (governo Prodi II).
2
Vincenzo
Visco, Fuori dall'Euro?, 23 marzo 2015; http:
//www.economiaepolitica.it/europa-e-mondo/fuori-dalleuro/
3
Sono riportate in calce all'articolo di Visco, all'indirizzo di cui
sopra.
4
Su questo Blog: “Eurozona in semestre greco”, 01/2015, pag. 1.
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