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Scheda: Manifesti a confronto
1938
– Manifesto degli scienziati fascisti
“Razzismo
italiano”
1. Le
razze umane esistono. La esistenza delle razze umane non è già una
astrazione del nostro spirito, ma corrisponde a una realtà
fenomenica, materiale, percepibile con i nostri sensi. Questa realtà
è rappresentata da masse, quasi sempre imponenti di milioni di
uomini simili per caratteri fisici e psicologici che furono ereditati
e che continuano ad ereditarsi.
Dire
che esistono le razze umane non vuol dire a priori che esistono razze
umane superiori o inferiori, ma soltanto che esistono razze umane
differenti.
2. Esistono
grandi razze e piccole razze. Non bisogna soltanto ammettere che
esistano i gruppi sistematici maggiori, che comunemente sono chiamati
razze e che sono individualizzati solo da alcuni caratteri, ma
bisogna anche ammettere che esistano gruppi sistematici minori (come
per es. i nordici, i mediterranei, i dinarici, ecc.) individualizzati
da un maggior numero di caratteri comuni. Questi gruppi costituiscono
dal punto di vista biologico le vere razze, la esistenza delle quali
è una verità evidente.
3. Il
concetto di razza è concetto puramente biologico. Esso quindi è
basato su altre considerazioni che non i concetti di popolo e di
nazione, fondati essenzialmente su considerazioni storiche,
linguistiche, religiose. Però alla base delle differenze di popolo e
di nazione stanno delle differenze di razza. Se gli Italiani sono
differenti dai Francesi, dai Tedeschi, dai Turchi, dai Greci, ecc.,
non è solo perché essi hanno una lingua diversa e una storia
diversa, ma perché la costituzione razziale di questi popoli è
diversa. Sono state proporzioni diverse di razze differenti, che da
tempo molto antico costituiscono i diversi popoli, sia che una razza
abbia il dominio assoluto sulle altre, sia che tutte risultino fuse
armonicamente, sia, infine, che persistano ancora inassimilate una
alle altre le diverse razze.
4. La
popolazione dell'Italia attuale è nella maggioranza di origine
ariana e la sua civiltà ariana. Questa popolazione a civiltà ariana
abita da diversi millenni la nostra penisola; ben poco è rimasto
della civiltà delle genti preariane. L'origine degli Italiani
attuali parte essenzialmente da elementi di quelle stesse razze che
costituiscono e costituirono il tessuto perennemente vivo
dell'Europa.
5. È
una leggenda l'apporto di masse ingenti di uomini in tempi storici.
Dopo l'invasione dei Longobardi non ci sono stati in Italia altri
notevoli movimenti di popoli capaci di influenzare la fisionomia
razziale della nazione. Da ciò deriva che, mentre per altre nazioni
europee la composizione razziale è variata notevolmente in tempi
anche moderni, per l'Italia, nelle sue grandi linee, la composizione
razziale di oggi è la stessa di quella che era mille anni fa: i
quarantaquattro milioni d'Italiani di oggi rimontano quindi nella
assoluta maggioranza a famiglie che abitano l'Italia da almeno un
millennio.
6. Esiste
ormai una pura "razza italiana". Questo enunciato non è
basato sulla confusione del concetto biologico di razza con il
concetto storico-linguistico di popolo e di nazione ma sulla
purissima parentela di sangue che unisce gli Italiani di oggi alle
generazioni che da millenni popolano l'Italia. Questa antica purezza
di sangue è il più grande titolo di nobiltà della Nazione
italiana.
7. È
tempo che gli Italiani si proclamino francamente razzisti. Tutta
l'opera che finora ha fatto il Regime in Italia è in fondo del
razzismo. Frequentissimo è stato sempre nei discorsi del Capo il
richiamo ai concetti di razza. La questione del razzismo in Italia
deve essere trattata da un punto di vista puramente biologico, senza
intenzioni filosofiche o religiose. La concezione del razzismo in
Italia deve essere essenzialmente italiana e l'indirizzo
ariano-nordico. Questo non vuole dire però introdurre in Italia le
teorie del razzismo tedesco come sono o affermare che gli Italiani e
gli Scandinavi sono la stessa cosa. Ma vuole soltanto additare agli
Italiani un modello fisico e soprattutto psicologico di razza umana
che per i suoi caratteri puramente europei si stacca completamente da
tutte le razze extra-europee, questo vuol dire elevare l'Italiano ad
un ideale di superiore coscienza di se stesso e di maggiore
responsabilità.
8. È
necessario fare una netta distinzione fra i Mediterranei d'Europa
(Occidentali) da una parte gli Orientali e gli Africani dall'altra.
Sono perciò da considerarsi pericolose le teorie che sostengono
l'origine africana di alcuni popoli europei e comprendono in una
comune razza mediterranea anche le popolazioni semitiche e camitiche
stabilendo relazioni e simpatie ideologiche assolutamente
inammissibili.
9. Gli
ebrei non appartengono alla razza italiana. Dei semiti che nel corso
dei secoli sono approdati sul sacro suolo della nostra Patria nulla
in generale è rimasto. Anche l'occupazione araba della Sicilia nulla
ha lasciato all'infuori del ricordo di qualche nome; e del resto il
processo di assimilazione fu sempre rapidissimo in Italia. Gli ebrei
rappresentano l'unica popolazione che non si è mai assimilata in
Italia perché essa è costituita da elementi razziali non europei,
diversi in modo assoluto dagli elementi che hanno dato origine agli
Italiani.
10. I
caratteri fisici e psicologici puramente europei degli Italiani non
devono essere alterati in nessun modo. L'unione è ammissibile solo
nell'ambito delle razze europee, nel quale caso non si deve parlare
di vero e proprio ibridismo, dato che queste razze appartengono ad un
ceppo comune e differiscono solo per alcuni caratteri, mentre sono
uguali per moltissimi altri. Il carattere puramente europeo degli
Italiani viene alterato dall'incrocio con qualsiasi razza
extra-europea e portatrice di una civiltà diversa dalla millenaria
civiltà degli ariani.
2008
– Manifesto di San Rossore
degli
scienziati italiani anti-razzisti
I.
Le
razze umane non esistono. L’esistenza delle razze umane è
un’astrazione derivante da una cattiva interpretazione di piccole
differenze fisiche fra persone, percepite dai nostri
sensi, erroneamente associate a differenze “psicologiche” e
interpretate sulla base di pregiudizi secolari. Queste astratte
suddivisioni, basate sull’idea che gli umani formino gruppi
biologicamente ed ereditariamente ben distinti, sono pure
invenzioni da sempre utilizzate per classificare arbitrariamente
uomini e donne in “migliori” e “peggiori” e quindi
discriminare questi ultimi (sempre i più deboli), dopo averli
additati come la chiave di tutti i mali nei momenti di crisi.
II.
L’umanità,
non é fatta di grandi e piccole razze. È invece, prima di tutto,
una rete di persone collegate. È vero che gli esseri umani si
aggregano in gruppi d’individui, comunità locali, etnie,
nazioni, civiltà; ma questo non avviene in quanto hanno gli stessi
geni ma perché condividono storie di vita, ideali e
religioni, costumi e comportamenti, arti e stili di vita, ovvero
culture. Le aggregazioni non sono mai rese stabili da DNA
identici; al contrario, sono soggette a profondi mutamenti storici:
si formano, si trasformano, si mescolano, si frammentano e
dissolvono con una rapidità incompatibile con i tempi richiesti
da processi di selezione genetica.
III.
Nella
specie umana il concetto di razza non ha significato biologico.
L’analisi dei DNA umani ha dimostrato che la variabilità
genetica nelle nostra specie, oltre che minore di quella dei
nostri “cugini” scimpanzé, gorilla e orangutan, è rappresentata
soprattutto da differenze fra persone della stessa
popolazione, mentre le differenze fra popolazioni e fra
continenti diversi sono piccole. I geni di due individui della
stessa popolazione sono in media solo leggermente più simili
fra loro di quelli di persone che vivono in continenti diversi.
Proprio a causa di queste differenze ridotte fra popolazioni,
neanche gli scienziati razzisti sono mai riusciti a definire di
quante razze sia costituita la nostra specie, e hanno prodotto
stime oscillanti fra le due e le duecento razze.
IV.
È
ormai più che assodato il carattere falso, costruito e
pernicioso del mito nazista della identificazione con la
“razza ariana”, coincidente con l’immagine di un popolo
bellicoso, vincitore, “puro” e “nobile”, con buona parte
dell’Europa, dell’India e dell’Asia centrale come patria, e una
lingua in teoria alla base delle lingue indo-europee. Sotto il
profilo storico risulta estremamente difficile identificare gli
Arii o Ariani come un popolo, e la nozione di famiglia linguistica
indo-europea deriva da una classificazione convenzionale. I dati
archeologici moderni indicano, al contrario, che l’Europa è stata
popolata nel Paleolitico da una popolazione di origine africana
da cui tutti discendiamo, a cui nel Neolitico si sono
sovrapposti altri immigranti provenienti dal Vicino Oriente.
L’origine degli Italiani attuali risale agli stessi immigrati
africani e mediorientali che costituiscono tuttora il tessuto
perennemente vivo dell’Europa. Nonostante la drammatica originalità
del razzismo fascista, si deve all’alleato
nazista l’identificazione anche degli italiani con gli
“ariani”.
V.
È
una leggenda che i sessanta milioni di italiani di oggi discendano
da famiglie che abitano l’Italia da almeno un millennio. Gli
stessi Romani hanno costruito il loro impero inglobando persone di
diverse provenienze e dando loro lo status di cives romani. I
fenomeni di meticciamento culturale e sociale, che hanno
caratterizzato l’intera storia della penisola, e a cui hanno
partecipato non solo le popolazioni locali, ma anche greci, fenici,
ebrei, africani, ispanici, oltre ai cosiddetti ”barbari”, hanno
prodotto l’ibrido che chiamiamo cultura italiana. Per secoli gli
italiani, anche se dispersi nel mondo e divisi in Italia in
piccoli Stati, hanno continuato a identificarsi e ad essere
identificati con questa cultura complessa e variegata,
umanistica e scientifica.
VI.
Non
esiste una razza italiana ma esiste un popolo italiano. L’Italia
come Nazione si é unificata solo nel 1860 e ancora adesso diversi
milioni di italiani, in passato emigrati e spesso concentrati in
città e quartieri stranieri, si dicono e sono tali. Una delle
nostre maggiori ricchezze, é quella di avere mescolato tanti popoli
e avere scambiato con loro culture proprio “incrociandoci”
fisicamente e culturalmente. Attribuire ad una inesistente “purezza
del sangue” la “nobiltà” della “Nazione” significa ridurre
alla omogeneità di una supposta componente biologica e agli
abitanti dell’attuale territorio italiano, un patrimonio millenario
ed esteso di culture.
VII.
Il
razzismo é contemporaneamente omicida e suicida. Gli Imperi
sono diventati tali grazie alla convivenza di popoli e culture
diverse, ma sono improvvisamente collassati quando si sono
frammentati. Così é avvenuto e avviene nelle Nazioni con le
guerre civili e quando, per arginare crisi le minoranze sono state
prese come capri espiatori. Il razzismo é suicida perché
non colpisce solo gli appartenenti a popoli diversi ma gli
stessi che lo praticano. La tendenza all’odio indiscriminato
che lo alimenta, si estende per contagio ideale ad ogni alterità
esterna o estranea rispetto ad una definizione sempre più ristretta
della “normalità”. Colpisce quelli che stanno “fuori
dalle righe”, i “folli”, i “poveri di spirito”, i gay
e le lesbiche, i poeti, gli artisti, gli scrittori alternativi, tutti
coloro che non sono omologabili a tipologie umane standard e che in
realtà permettono all’umanità di cambiare continuamente e
quindi di vivere. Qualsiasi sistema vivente resta tale, infatti,
solo se é capace di cambiarsi e noi esseri umani cambiamo sempre
meno con i geni e sempre più con le invenzioni dei nostri
“benevolmente disordinati” cervelli.
VIII.
Il
razzismo discrimina, nega i collegamenti, intravede minacce nei
pensieri e nei comportamenti diversi. Per i difensori della
razza italiana l’Africa appare come una paurosa minaccia e il
Mediterraneo è il mare che nello stesso tempo separa e unisce. Per
questo i razzisti sostengono che non esiste una “comune razza
mediterranea”. Per spingere più indietro l’Africa gli
scienziati razzisti erigono una barriera contro “semiti” e
“camiti”, con cui più facilmente si può entrare in contatto. La
scienza ha chiarito che non esiste una chiara distinzione genetica
fra i Mediterranei d’Europa (Occidentali) da una parte gli
Orientali e gli Africani dall’altra. Sono state assolutamente
dimostrate, dal punto di vista paleontologico e da quello
genetico, le teorie che sostengono l’origine africana dei
popoli della terra e li comprendono tutti in un’unica razza.
IX.
Gli
ebrei italiani sono contemporaneamente ebrei ed italiani. Gli ebrei,
come tutti i popoli migranti ( nessuno é migrante per libera
scelta ma molti lo sono per necessità) sono sparsi per il Mondo
ed hanno fatto parte di diverse culture pur
mantenendo contemporaneamente una loro identità di popolo e di
religione. Così é successo ad esempio con gli Armeni, con gli
stessi italiani emigranti e così sta succedendo con i migranti
di ora: africani, filippini, cinesi, arabi dei diversi Paesi, popoli
appartenenti all’Est europeo o al Sud America ecc. Tutti
questi popoli hanno avuto la dolorosa necessità di dover
migrare ma anche la fortuna, nei casi migliori, di arricchirsi
unendo la loro cultura a quella degli ospitanti, arricchendo
anche loro, senza annullare, quando é stato possibile, né l’una
né l’altra.
X.
L’ideologia
razzista é basata sul timore della “alterazione” della propria
razza eppure essere “bastardi” fa bene. È quindi del tutto
cieca rispetto al fatto che molte società riconoscono che sposarsi
fuori, perfino con i propri nemici, è bene, perché sanno che le
alleanze sono molto più preziose delle barriere. Del resto
negli umani i caratteri fisici alterano più per effetto delle
condizioni di vita che per selezione e i caratteri psicologici degli
individui e dei popoli non stanno scritti nei loro geni.
Il “meticciamento” culturale é la base fondante della
speranza di progresso che deriva dalla costituzione della Unione
Europea. Un’Italia razzista che si frammentasse in “etnie”
separate come la ex-Jugoslavia sarebbe devastata e devastante
ora e per il futuro. Le conseguenze del razzismo sono infatti
epocali: significano perdita di cultura e di plasticità,
omicidio e suicidio, frammentazione e implosione non controllabili
perché originate dalla ripulsa indiscriminata per chiunque
consideriamo “altro da noi”.
Da
"La
difesa della razza",
direttore Telesio Interlandi, anno I, numero 1, 5 agosto 1938, p. 2:
«Il
ministro segretario del partito ha ricevuto, il 26 luglio XVI, un
gruppo di studiosi fascisti, docenti nelle università italiane, che
hanno, sotto l’egida del Ministero della Cultura Popolare, redatto
o aderito, alle proposizioni che fissano le basi del razzismo
fascista.»1
Il
Manifesto degli scienziati razzisti era già stato pubblicato su Il
giornale d'Italia
il 14 luglio 1938 e sottoscritto da 180 scienziati del regime.
Immediatamente sotto è riportato il Manifesto di San
Rossore degli scienziati italiani anti-razzisti, del 10 Luglio 2008.2
Il
Manifesto anti-razzista risponde paragrafo per paragrafo alle
affermazioni di quello fascista. Suoi primi firmatari: Enrico
Alleva, Guido Barbujani, Marcello Buiatti, Elena Gagliasso, Rita Levi
Montalcini, Massimo Livi Bacci, Alberto Piazza, Agostino Pirella,
Francesco Remotti, Filippo Tempia, Flavia Zucco.
1
http://www.deportati.it/archivio/manifesto_razza.html
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