venerdì 14 febbraio 2020

Il nostro uomo sulla luna

[Clicca sul titolo qui sotto se vuoi scaricare l'articolo in formato PDF]

Il nostro uomo sulla luna


Per Ursula von der Leyen [nella foto] lo european green deal sarà «il nostro uomo sulla luna». Un piano superiore a mille miliardi di euro in 10 anni!
Vediamolo più da vicino.
Ambiente. Il piano è focalizzato sull'aria e sulle emissioni di CO2; non affronta l'emergenza ambientale nel suo complesso e nelle sue interdipendenze. La “neutralità delle emissioni” sarebbe raggiunta nel 2050, oltre il limite massimo riconosciuto del 2030. Mancano specifici divieti di attivare nuovi gasdotti, trivellazioni e persino miniere di carbone. Non si interviene, per esempio, sul settore carni che è responsabile, al pari dei trasporti, del 14% delle emissioni globali. Al contrario, per consentire alle industrie europee di vendere le loro auto, continua la trattativa con i Paesi produttori di carne sudamericani che per far posto ai pascoli bruciano la foresta amazzonica.
Considerando l'obiettivo e la scala continentale, le misure del piano sono «deboli, parziali o assenti» (così le definisce Greenpeace). Se poste a confronto con lo statunitense Green new deal, sposato da Bernie Sanders, è pure poca cosa dal punto di vista finanziario e rischia di essere nocivo sul piano sociale e delle differenze territoriali. Proprio a causa di una visione parcellizzata e non ecologica generale: gli interventi privilegiano i territori ed i Paesi maggiori produttori di gas serra, che, guarda caso, sono anche i più ricchi; è assente sulle modalità di recupero-sviluppo dei livelli occupazionali.
Finanziamenti. Il 48% (503 mld) deriva dal bilancio comunitario, il quale dovrà sottrarre l'importo da altri scopi in misura del suo eventuale mancato aumento. L'11% (114 mld) viene dal co-finanziamento nazionale. Non potendo scorporarlo dal computo del deficit, per i Paesi non in regola con i parametri di Maastricht, come l'Italia, si prospetta la scelta tra rinunciarvi o stornarli da altre destinazioni di utilità sociale (sanità, scuola, ecc.). A nessun Paese sarà permesso di fare “green washing”.1
279 mld (il 27%) verrebbero attivati grazie al cosiddetto “effetto leva” sugli investimenti privati da parte di InvèstEU. In modo analogo, il Fondo per una transizione equa (Just Transition Fund, JFT) dovrebbe attivare, tra il 2021 ed il 2027, altri 143 mld (il 14%). Il JFT servirebbe ad attutire gli effetti della transizione energetica. Al momento 2 mld sarebbero destinati alla Polonia, fortemente dipendente dal carbone, e 365 milioni all'Italia (per l'ILVA di Taranto?), a fronte dei 900 milioni a noi richiesti per costituire il Fondo.
A dispetto del clamore con il quale è stato annunciato, il green european deal presenta le seguenti caratteristiche:
  • in prevalenza non promuove nuovi investimenti, ma storna vecchie “poste” prima destinate ad altri scopi o sociali o di riequilibrio territoriale, ponendo il problema a quali rinunciare;
  • è costituito soprattutto da investimenti pubblici; suppone che da essi derivino “effetti leva” su quelli privati, i quali, per essere attivati, dovranno ottenere percentuali di profitto concorrenti rispetto ad altri impieghi, ai quali, compresi quelli inquinanti, non viene posto divieto;
  • disgiunge l'emergenza ecologica generale da quella climatica, pretendendo di porre separatamente rimedio a quest'ultima e riducendola alla “neutralità delle emissioni” (nel 2050!);
  • reitera le logiche politiche poste a fondamento dell'attuale Unione monetaria ed economica, riproducendo ed allargando le dicotomie tra territori e tra Paesi, pure sul versante atmosferico;
  • non promuove un “cambio di rotta”, né un new deal di tipo rooseveltiano, capace di coniugare investimenti verdi con occupazione, anzi ribadisce le consunte politiche liberiste, o meglio ordo-liberiste.
In sintesi, invece di affrontare realmente il problema ambientale, l'ecologismo viene utilizzato come un “pennello verde” per legittimare ideologicamente la conservazione dell'attuale establishment.
Nota
1 Un modo per dire che è espressamente vietato lo scorporo (la “pulizia di bilancio”) degli investimenti verdi dal computo del deficit.

Nessun commento:

Posta un commento