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Sul Fatto Quotidiano di martedì 18 settembre, nella pagina aperta al contributo dei lettori, è comparsa una lettera. Nella
finestra qui sotto la ripropongo integralmente. Comunica salda
memoria e spirito critico, verso il pensiero unico della grande
stampa e delle maggiori emittenti TV, cogliendo appieno il
rovesciamento di cui la sinistra anche meno istituzionale s'è fatta
protagonista.
I no global di ieri
oggi chiamati “sovranisti”
Per valutare quale sia l'attuale livello di manipolazione lessicale (o di dissociazione cognitiva) di quel che resta della sinistra, basterebbe pensare che circa vent'anni fa i “no global”, cioè i manifestanti di sinistra contro la globalizzazione, venivano pestati a sangue e torturati a centinaia nella caserma Bolzaneto di Genova. Il vicepresidente del Consiglio di allora era un post-fascista “vero”, cioè Gianfranco Fini. Il presidente del Consiglio era un anticomunista craxiano, classista di destra e sdoganatore degli ex missini che aveva portato al governo, cioè Berlusconi.
Oggi chi è contro la globalizzazione viene definito “sovranista” e quasi automaticamente tacciato di nazionalismo, quindi di fascismo e, perché no, di razzismo da chi si trova in pieno accordo con Berlusconi e si definisce di sinistra, multiculturalista e democratico, cioè il Pd. Alleato tattico e strategico di Forza Italia, adesso come qualche anno fa, anche sulla riforma autoritaria della Costituzione.
E fin, da sotto le carte del processo per al casa a Montecarlo, concorda con il Partito democratico: anche lui è contro i sovranisti e a favore dell'Europa e della globalizzazione, come da intervista a Repubblica del 7 febbraio 2017. Non è fantastico?
Glauco Campanozzi
È
la dimostrazione che alla base dello smarrimento di sé stessa c'è
l'adesione alla globalizzazione liberista, con conseguente
sostituzione dell'internazionalismo con il cosmopolitismo.
Qualsiasi
punto di vista che reclami sovranità nazionale è presentato come
espressione del peggior nazionalismo. “Sovranista!”: questa è
l'accusa. Così pare a lorsignori più facile e sbrigativo liquidare,
con un'etichetta infamante, ogni opposizione all'Europa attuale ed al
suo doppio dominio: delle oligarchie finanziarie e del nazionalismo
mercantilista tedesco.
Si
tratta di una vecchia tattica, che ora si ripromette di mettere le
istanze popolari (definite “populiste”) nello stesso sacco di
xenofobia, razzismo, nazionalismo guerrafondaio.
Come
se la voglia di sovranità non scaturisse proprio dal suo venir meno,
essendo stata assoggettata ad un vincolo esterno e sottratta alla
volontà popolare.
Come se la sovranità
nazionale non fosse l'unico luogo in cui la democrazia costituzionale
può concretamente esercitarsi, qui ed ora, avendo tutti
consapevolezza che l'Europa del “patriottismo costituzionale” di
Jürgen
Habermas non è stata nient'altro che un sogno di mezz'estate.
No,
ci dicono i soloni dell'ancien
régime:
dovete rinunciare alla sovranità popolare nazionale perché essa è
invariabilmente destinata a finire nella mani di un nazionalismo
fascistizzante e, senza questa Europa, non avremo voce nel mondo
invariabilmente globalizzato.
Se
non volete essere schiavi domani, fatevi servi da subito.
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