venerdì 13 aprile 2018

Siria: La verità non importa

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Riflesso condizionato
È stato veramente Assad ad usare armi chimiche (gas nervino o al cloro) contro la popolazione civile a Goutha, in Siria?
Seymor Hersch. Premio Pulitzer per il reportage
sul massacro Usa a My Lai in Vietnam, fu autore
di importanti rivelazioni sul carcere di Abu Ghraib.
Da qualche anno si occupa delle verifica sul campo
di quanto accade in Siria.

Come nel caso Skripal, con Putin nella veste di imputato, cosa sia veramente successo, quale sia la verità, non importa e non deve importare.
Oramai da lunga pezza non è più questione di fare argine comune contro il comunismo. Tuttavia, i nostri principali alleati non riescono a vivere senza nemici, né armamenti, né ricorso sistematico alla forza. Una minaccia va comunque trovata, altrimenti come innescare il riflesso pavloviano in tutto l'Occidente? Meglio se proviene da Est, come ai bei tempi. C'est plus facile!
Ciò che importa è da che parte stai: se con gli Usa, il Regno Unito e la Francia o con la Russia, l'Iran, la Siria. Quando l'Occidente chiama ti sono concessi tuttalpiù buoni auspici. Libero di pensarla come vuoi sui destini del mondo o sulla filosofia della pace, ma la decisione è se ti allinei o no, se concedi le tue basi o no, se te ne freghi della tua Costituzione o no.
The Donald può essere il leader più criticabile, ma se sancisce come presidente degli Stati Uniti che Assad uccide col gas il proprio popolo e va dunque punito somministrando alla Siria un'adeguata dose di materiale esplosivo, questa è la Veritàaaa conclamata, dalla quale sgorga una punizione tanto giusta quanto inoppugnabile.
È il riflesso condizionato al quale rispondono buona parte dei commentatori sui mass-media italiani in questi giorni, ma anche di qualche esperto e professore universitario. Come i cani di Pavlov salivano al solo suono della campanella, anche se il cibo non c'è... Fa loro compagnia la segreteria reggente del PD che mostra una preoccupante disponibilità gregaria all'avventura bellica comunicata al mondo con un tweet. Mentre i “populisti” vincitori il 4 marzo si trovano in bilico tra la conferma delle alleanze e l'interesse nazionale e popolare a “restarne fuori”.
Racconti discutibili
Eppure dei fatti dovremmo parlare, con l'aggiunta di qualche minimo ragionamento.
Giacché Obama aveva promesso che se Bashar al-Assad avesse usato armi chimiche, gli USA sarebbero intervenuti direttamente, nell'agosto del 2013 il governo di Damasco, assalito da un irrefrenabile impulso autodistruttivo, decide di farne uso a Ghouta, proprio in una zona controllata dai ribelli. Poi si scoprì che gli “animali” assassini furono in realtà le milizie jihadiste, col sostegno di Erdogan.
Nell'aprile del 2017 una bomba sganciata dall'aviazione siriana a Khan Sheikhoun cadde su un deposito di armi chimiche arrivate ai jihadisti anche grazie ai buoni uffici di Hillary Clinton, allora segretario di Stato. L'ONU a fine 2014 aveva annunciato che il territorio siriano era bonificato da armi chimiche. Fatti che non impedirono a Trump di lanciare 59 missili Tomahawak su una base siriana.
Ad un anno di distanza siamo di nuovo di fronte ad un atto autolesionista di al-Assad, visto che gli Stati Uniti avevano appena annunciato per bocca di Trump di volersi disimpegnare dalla Siria.
I più seri e circostanziati dubbi su chi ha gettato il gas assassino dovrebbero essere fugati da quanto affermano i “caschi bianchi”, patrocinati dai benefattori sauditi (gli stessi che fomentano lo jihadismo), impegnati a bombardare le popolazioni civili nello Yemen contro i ribelli sciiti, ma della cui “animalità” non si parla, preferendo dire di quanto siano bravi ora che concedono alle loro donne persino il diritto di guidare l'automobile!
In attesa che l'amico Macron ci fornisca le prove del crimine di al-Assad di cui dice di disporre, sperando non voglia imitare Colin Powell, sarebbe il caso di capire perché la verità non importi.
Ragioni “superiori”
Le ragioni che spingono allo scontro bellico, alla temuta escalation tra opposti egemonismi, sono diverse, convergenti e “superiori” alla morale della verità.
Innanzitutto, le potenze occidentali non vogliono riconoscere la sconfitta ed accettare il tavolo di pace, a cui partecipa invece la Turchia. Volevano rovesciare al-Assad, isolare l'Iran, escludere la Russia dal Medio Oriente, rafforzare i reami e le dittature arabo-sunnite, nonché Israele. Hanno ottenuto esattamente il contrario e la situazione in Iraq e Libia non promette successi. In Medio Oriente, a causa della guerra siriana, l'espansionismo occidentale subisce uno stop paragonabile a quello subito in Ucraina sul fronte Est europeo ed in Corea, sul versante del Pacifico. Non a caso stop concomitanti.
Anche Israele disconosce la sconfitta. Non contenta di continuare ad occupare le alture siriane del Golan e di reprimere la popolazione palestinese, smania di muovere guerra all'Iran, coinvolgendo la Nato.
In secondo luogo, a rendere ininfluente la verità è la “superiore” necessità di riaffermare la supremazia del Pentagono e dell'intelligence sulle decisioni “strategiche” degli Stati Uniti, qualsiasi sia l'intenzione del loro presidente, tanto più se Trump è tenuto sulla graticola del Russiagate.


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