venerdì 4 dicembre 2015

Lo scheletro di Leopoldo

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Lo scheletro di Leopoldo

Il Belgio e la sua capitale Bruxelles, sede principale anche dell'Unione Europea, è stata in questi giorni al centro dell'attenzione internazionale per lo stato di emergenza contro il terrorismo.
Dal cuore della “civiltà europea” forte è il generale richiamo ai suoi “valori universali”.
Pochi hanno ricordato che il piccolo Belgio, nel cuore della ricca Europa, non ha accumulato la ricchezza di cui gode solo in virtù del proprio lavoro, ma di un passato coloniale che non passa mai, anche nei monumenti.
Nell'armadio del Belgio c'è uno scheletro rimosso dalla memoria e dalla politica.

Ostenda - Monumento a re Leopoldo II
La statua equestre del re, in uniforme militare, sovrasta due
gruppi ai suoi piedi. Sul lato sinistro un gruppo di congolesi
lo ringrazia per averli liberati dalla schiavitù sotto gli arabi.
Il riferimento è a Leopoldo II, re del Belgio (1865-1909), e alle statue a lui dedicate che campeggiano a Bruxelles come altrove. Particolarmente significativa quella di Ostenda [vedi foto “Monumento a re Leopoldo II]
In epoca coloniale Leopoldo II fu sovrano anche dello "Stato libero del Congo" dal 1885 al 1909.
L'eroe esaltato dalla statuaria civile è noto storicamente per la brutale amministrazione del Paese africano, in cui si ricavò uno spazio tutto suo per una sorta di colonialismo privato. Trasse un'enorme fortuna personale dal commercio della gomma, prodotta riducendo in schiavitù la popolazione locale, terrorizzata con metodi ora definiti criminali, quali l'educativo “taglio della mano” [vedi foto “Taglio della mano”].
Si calcola che il suo regno abbia provocato la morte di circa 2 milioni di indigeni, su un totale di 15 milioni di abitanti. Senza considerare le vittime indirette.
Da sottolineare la continuità del linguaggio dai tempi coloniali ad oggi: lo Stato congolese da lui fondato fu chiamato “libero”; nella raffigurazione del monumento i congolesi avrebbero avuto motivo di ringraziarlo per il suo intervento “liberatorio”, dunque “umanitario”, dalla schiavitù degli arabi.
Taglio della mano
Immagini delle amputazioni a cui il Regno belga ricorreva sistematicamente 
per costringere la popolazione congolese al lavoro schiavile.
Anche allora i “popoli arretrati”, furono assoggettati per dotarli delle adeguate strutture che definiscono uno “Stato moderno”, in tal modo protetti e sorretti nel loro doveroso cammino verso un radioso “civile progresso”.
Sarebbe bene che il Belgio chiedesse “scusa”, alla Tony Blair? Qualcuno l'ha proposto...
Quanto ai monumenti dedicati alla gloria di Leopoldo II, l'idea di abbatterli sarebbe, a mio avviso, un cattivo servizio: essi non andrebbero cancellati e rimossi dalla memoria collettiva, bensì preservati e trasformati opportunamente in installazioni artistiche aperte a tutti.
Allo scopo potrebbero servire anche immagini delle vittime di quel colonialismo.
Coltivarne il ricordo serve più che mai all'oggi.
O, davvero, pensiamo di vivere un tempo presente totalmente altro da quello di quel periodo storico?

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